Stickers Street Art: dai tag alle gallerie d’arte

stickers street art

Contenuti dell'articolo

Basta girare tra i quartieri delle grandi città o nelle stazioni delle metropolitane per vederlo: negli ultimi 50 anni, la street art ha letteralmente trasformato l’ambiente in cui viviamo.

Nata negli Anni Settanta come una forma di protesta e di libera espressione, quella dei graffiti e degli sticker è considerata oggi una vera e propria arte. La street art ha rivoluzionato il concetto stesso di creazione artistica e di artista, portando l’arte fuori dalle tradizionali gallerie e dai musei e inserendola nei contesti urbani e vissuti, esposta alla vita e a disposizione di tutti.

La sticker art è una particolare forma street art che utilizza adesivi e decalcomanie al posto degli spray per realizzare murales e graffiti. In questo articolo, parleremo di questa corrente “appiccicosa” della street art, vedremo come è nata, come si è diffusa e quali sono i suoi artisti più famosi.

Le origini e le evoluzioni della Sticker Street Art

Negli Anni Settanta, all’indomani delle rivoluzioni studentesche del decennio precedente, gli adolescenti affermavano il loro diritto ad essere liberi e ribelli. Con le bombolette spray, scrivevano il loro nome sui muri degli edifici o di spazi pubblici, una pratica nota con il nome di tagging. A New York, il tag “TAKI 183” iniziò misteriosamente ad apparire ovunque, tanto che ne parlarono i giornali e che l’autore sconosciuto di questi tag divenne un personaggio quasi leggendario. Taki fu il primo a usare gli sticker per realizzare parte dei suoi graffiti: scriveva il suo tag su adesivi che incollava sui muri di luoghi pubblici.

La gente era incuriosita dai tag di Taki per la città e iniziò a emularlo. Il numero di “graffitari” aumentò moltissimo e i graffiti iniziarono a essere sempre più elaborati per distinguersi in una competizione sempre crescente.

Molti artisti iniziarono a concepire opere più stravaganti, con tag molto più grandi, più colorati e realizzati in posti più difficili da raggiungere. Gli sticker vennero utilizzati sempre di più come tecnica per aggiungere più dettagli ai disegni e renderli più originali.

La sticker art negli anni 80 e 90

Negli anni 80, negli Stati Uniti, la mania degli sticker esplose letteralmente. Gli adesivi, nati con funzione di etichette informative, divennero gadget di moda per decorare e personalizzare oggetti di ogni giorno. I teenager li attaccavano nei diary, sullo skateboard e sul walkman. Le riviste iniziarono a distribuire sticker all’interno delle loro pagine, aumentando le vendite.

Gli anni Novanta sono considerati l’epoca d’oro della sticker art, che va dai piccoli adesivi personalizzati da attaccate sullo skate fino ai grandi murales.

In questi anni, gli sticker sono ancora per lo più disegnati a mano e scambiati all’interno della comunità degli sticker artisti. Più tardi, con l’avvento di internet, lo scambio di sticker si spostò oline diventando un fenomeno globale.

Le più famose espressioni di sticker street art

Quando l’opinione pubblica cambiò atteggiamento nei confronti dei graffiti, la linea di confine tra la street art e l’arte intesa in senso classico iniziò ad assottigliarsi. I murales realizzati da quelli che fino a poco tempo prima venivano dispregiativamente chiamati “graffitari” venivano adesso riconosciuti come opere che rientravano a pieno titolo all’interno di canoni artistici. I graffitari lasciarono il posto agli street artist: erano le stesse persone, ma ora potevano abbassare il cappuccio della felpa, farsi vedere in volto e rilasciare interviste come esponenti di un filone d’arte emergente ed estremamente popolare.

I murales non venivano più coperti con l’intonaco, ma rimossi dai muri per essere esposti in prestigiose gallerie d’arte – anche se questa è considerata da molti una snaturalizzazione dell’opera che, per definizione, appartiene alla strada e non ai musei. È in strada, infatti, che può costantemente cambiare, con il contributo di altri artisti che la modificano, la rielaborano o la coprono con nuove opere. Questa idea è alla base dell’iniziativa dell’artista Yayoi Kusamas, che nel 2002 realizzò un’istallazione collaborativa in cui il pubblico era invitato a partecipare alla creazione dell’opera ricoprendo una superficie con sticker colorati.

Negli anni 2000, fu inaugurato un altro modo di usare gli sticker e la sticker street art, il guerrilla marketing. Questa forma di marketing non convenzionale utilizzava adesivi con messaggi forti, spesso dal contenuto sociale, posti in luoghi pubblici, muri di edifici, marciapiedi. Gli sticker dimostrarono così il loro potere di cambiare il paesaggio urbano e creare un forte (a volte sconvolgente) impatto comunicativo.

Nel decennio successivo, la sticker street art divenne popolare e gli artisti iniziaro ad essere famosi e quotati, tanto da poter ora vivere della loro arte e potersi permette uno stile di vita sostenuto.

I murales, una volta realizzati di notte illegalmente, oggi vengono commissionati dalle amministrazioni locali per rilanciare e rivitalizzare aree popolari o industriali. La sticker art è diventata un’arte riconosciuta, apprezzata e quotata. Molti degli sticker artist, comunque, mantengono il loro stile suburbano e hanno spesso un’identità misteriosa, basti pensare a Banksy, che ha fama mondiale senza che nessuno conosca il suo volto o il suo vero nome.

La sticker street art è destinata a rimanere ancora a lungo tra le espressioni artistiche più caratteristiche dei nostri tempi.

Condividi l'articolo